Da giocatore a allenatore, Stefano Forte si racconta
La Forte? Un laboratorio di Sport e di vita!
Ho imparato il futsal dal più bravo! E sono fortunato ad averlo in casa
di
Marco Giustinelli
Un capitano vero, un giocatore che porta tatuata sulla pelle l'appartenenza a una società che, oltre a portare il suo nome, rappresenta un mondo dove sport, valori umani e appartenenza ad un territorio rappresentano i capisaldi di un modo di concepire la vita, ideale per un giovane calciatore che ha scelto di dedicarsi con tutte le sue forze al Calcio a cinque, tanto da sperimentarsi a soli 25 anni anche come tecnico.
Da giocatore a allenatore. Quali sono i
motivi di questa scelta?
“Allenare mi
è sempre piaciuto. È un modo diverso di mettermi alla prova. La panchina regala
emozioni e energie totalmente diverse da quelle che sperimenti da giocatore.
E poi è un
modo di sviluppare le mie idee di Calcio a Cinque e verificarle sul campo.
Una scelta
che mi rende molto orgoglioso!!”
Cosa provi a far parte dello staff della
Rappresentativa?
“Ho vissuto
per due volte, da giocatore, l’esperienza della Rappresentativa, avendo come
tecnico Silvio Crisari, che all’epoca allenava la categoria Juniores. In quelle
occasioni non siamo riusciti, nonostante le buone prestazioni della squadra, a
centrare l’obiettivo Scudetto.
Ci riprovo
adesso, da allenatore in seconda, a 25 anni, orgoglioso di essere nello staff
di un tecnico come Paolo Forte che, indipendentemente dal rapporto di
parentela, ritengo un allenatore tra i migliori in circolazione.”
Quanto ti aiuta essere anche giocatore, nel
fare il tecnico?
“Una delle
caratteristiche che tutti riconoscono nel “giocatore” Stefano Forte è
l’intelligenza tattica. Credo che questa
sia la carta migliore che ho a disposizione quando mi tolgo gli scarpini e
siedo in panchina. Saper leggere una gara, anche se da una diversa angolatura,
è sicuramente un valore aggiunto per tutti coloro che si vogliono sperimentare
da un punto di vista tecnico.”
A chi ti ispiri come allenatore e come
giocatore?
“Come
allenatore ho la fortuna di avere in casa il mio mentore che nel tempo mi ha
aiutato nella mia formazione ovviamente umana, ma anche sportiva.
L’altro che
mi piace in modo pazzesco è Bellarte.
Ma, se un
domani dovessi formare il “mio“ staff, non potrei prescindere da un tecnico
come Silvio Crisari, un vero leader e un autentico collante per qualsiasi
gruppo. Lavorarci insieme sarebbe un sogno.
Da giocatore,
invece, ho due idoli, Taborda e Alcaraz.”
Anche nel tuo club alleni giocatori di poco
più giovani di te. E’ una difficoltà o un vantaggio?
“Sia l’una
che l’altro. L’indubbio vantaggio è quello di riuscire a stabilire un rapporto
empatico, conoscendo bene le dinamiche che vivono quotidianamente, da quelle
scolastiche, a quelle comportamentali. E’ il segreto per poterli aiutare nei
momenti di difficoltà e nelle loro piccole e grandi crisi personali che,
evidentemente, si riflettono anche su quello che accade in campo e nello
spogliatoio.
La
difficoltà è principalmente quella di dover sudare di più per acquisire quella
autorevolezza che una persona anagraficamente più matura, riesce ad ottenere con maggiore facilità.”
Allenare nel club di casa è una opportunità
o un limite?
“La Forte
Colleferro è un laboratorio sportivo di primissimo livello. Abbiamo avuto nel
tempo la possibilità di lavorare con grandi professionisti del mondo del futsal,
in primis Paolo Forte che ne è il punto di riferimento riconosciuto da tutti, e
apprendere tantissimo da ciascuno di loro. Poi, allenare in casa, garantisce la
serenità sia di poter apprendere dagli altri che sperimentare le tue idee e
studiare nuove soluzioni, senza troppe pressioni.”
Saresti disposto a cambiare club, se ti
fosse offerta la possibilità di allenare una prima squadra?
“Ancora il
mio presente è quello di giocare e di giocare nella squadra che amo e quindi neanche
ci penso. Tra una ventina d’anni ne riparliamo!”
Nessun commento:
Posta un commento